Venerdì 14 luglio, allo stadio Windsor
Park di Belfast, andrà in scena il match tra i nordirlandesi del Linfield e gli
scozzesi del Celtic, partita valida per il primo turno di Champions League
edizione 2017-18.
Derby inter britannico, o per usare un
termine caro agli anglosassoni, una battle of Britain. E fin qui niente di
strano, se non fosse che il Linfield rappresenta la comunità protestante
dell’Ulster, mentre il Celtic rappresenta la comunità irlandese e cattolica
scozzese ( e non solo ). Due mondi vicini geograficamente, ma distanti anni
luce ideologicamente.
Giorno insolito per una partita di
Champions League ed infatti, originariamente, la gara era fissata per il
martedì precedente, se non fosse che in Irlanda del Nord la notte tra l’11 e il 12 luglio è una
serata "particolare", per usare un eufemismo.
Migliaia di persone, in pratica tutta o
quasi la comunità protestante, si radunano intorno ad enormi falò ingerendo
alcol e intonando canti politico/settari.
La particolarità di questi falò è che,
all'interno di essi, vengono bruciate bandiere irlandesi, foto di leader
politici/militari e simboli cattolici in genere, comprese foro del papa e
crocifissi. Il giorno successivo, il 12 luglio, si celebra l'Orangemen’s Day. Per le vie delle
città sfilano persone e simboli, tutti a richiamare l'Orange order, che celebra
e ricorda la battaglia del Boyne, che nel lontano 1690 sancì la vittoria del re
protestante Guglielmo d’Orange
sul re Giacomo II, l'ultimo sovrano cattolico a governare nelle isole
britanniche. È la massima espressione del settarismo, dell'odio religioso e
politico delle comunità protestante verso quella cattolica, in un paese che ha
visto la fine della guerra civile tra le due fazioni meno di due decadi fa ( i
famosi accordi dle venerdì santo ).
Sin dal dopo sorteggio le autorità nordirlandesi
hanno comunicato alla UEFA l'impossibilità di giocare il match l’11 Luglio, non
è questione di festività o quant'altro, è questione di sicurezza, perché portare
una marea di bandiere bianco-verdi in città quel giorno è contro producente, o
meglio dire pericoloso. Il Linfield, di fatto, è il “fratello minore” dei
Rangers, molto più “cattivo” e legato alle tradizioni. Ai tifosi del Celtic
sarà vietata la trasferta, il board della società bianco-verde è stato chiaro: l’incolumità
dei nostri supporter è a rischio, e così niente biglietti per gli ospiti, e
chiunque cercherà di raggiungere lo stadio con vessilli della squadra verrà
fermato ed allontanato per questioni di ordine pubblico.
Non è solo una partita insomma, è il
riproporsi di una guerra civile che ha insanguinato le strade nordirlandesi per
quasi quarant'anni, solo che questa volta, fortunatamente (o almeno si spera),
sarà il rettangolo verde il palcoscenico di questa infinita battaglia.
Una domanda sorge spontanea: in una Europa
che vuole essere libera, pacifica e democratica come è possibile spostare un
evento sportivo per permettere una manifestazione di chiaro stampo xenofobo?
Perché l'UEFA davanti a certi avvenimenti
mette la testa sotto la sabbia? Ovvio, non si chiede alla massima autorità
europea del calcio di cambiare il corso della storia, ma una decisione diversa
dal rinvio (porte chiude per motivi di ordine pubblico) avrebbe fatto un altro
effetto.
Bobby Burns
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